Prima del cinema.
Gli antenati delle immagini in movimento sono numerosi e risalgono fino al mondo antico. In Oriente esisteva la rappresentazione delle ombre cinesi, mentre in Occidente, soprattutto a partire dal Seicento, era possibile trovare il “Mondo nuovo” e la “lanterna magica”. Il primo consisteva in una scatola chiusa, illuminata all’interno, dentro cui si poteva guardare per vedere le immagini; la seconda invece, che funzionava solo con il buio, era una lanterna coi i lati in vetro e dipinti: al suo interno, una candela accesa racchiusa da una scatola ed illuminava le figure dipinte sul vetro grazie ad un foro con una lente, proiettandone le ombre. Con la nascita della fotografia, si iniziò a pensare di proiettare fotografie in successione per creare l’illusione di un movimento. Tra i primi a conseguire dei risultati in questo senso vi furono Thomas Edison (con un Kinetoscopio ispirato dal mondo nuovo) ed i fratelli Lumière (con il Cinematografo, ispirato alla lanterna magica).
I fratelli Lumiere.
Quando nel 1885 George Eastman inventò la pellicola cinematografica, i fratelli francesi Louis ed Auguste Lumière rimasero affascinati dalle potenzialità insite in questa tecnologia e lavorarono ad un apparecchio da loro brevettato, il cinématographe, che consentisse la proiezione di un filmato. Questa avvenne, per la prima volta al mondo, il 28 dicembre 1895 nel Gran Cafè del Boulevard des Capucines a Parigi: il pubblico poté assistere ad un cortometraggio muto di 45 secondi, girato in 35 millimetri. Il cinematografo era in grado di proiettare su uno schermo bianco una sequenza di immagini distinte, in modo da creare l’impressione di movimento. Nel 1900 i fratelli francesi cedettero i diritti di sfruttamento di questa nuova tecnologia a Charles Pathé, il primo industriale e produttore cinematografico mai esistito.
La diffusione del cinema.
In pochi anni il cinema registrò clamorosi successi: “La grande rapina al treno” del 1903 spopolò negli Stati Uniti. Le menti più geniali e creative si confrontarono con questo nuovo mezzo di comunicazione: sperimentarono i primi effetti speciali con i trucchi di montaggio, provarono a rendere più veritiere le proiezioni colorando i singoli fotogrammi, inserirono i movimenti di camera e così via. Da ogni esperimento, da ogni idea, sembravano nascere approcci sempre nuovi al cinema, che avrebbero portato ad una moltitudine di stili e scuole in pochissimi anni.
Hollywood.
Verso la fine degli anni dieci a Los Angeles si riunirono affaristi interessati al cinema e registi che alla caotica New York preferivano il dolce clima californiano. Negli anni successivi la cittadina si sviluppò sia a livello agricolo sia a livello industriale ed in breve tempo venne invasa dalle case di produzione cinematografiche come la Metro-Goldwyn-Mayer e la Universal. Era nata Hollywood. Sono gli anni dei divi Rodolfo Valentino, Mary Pickford e Douglas Fairbanks.
Il cinema sonoro.
Alla fine degli anni Venti il mondo del cinema venne scosso da un’enorme rivoluzione: la casa di produzione Warner Bros, in serie difficoltà economiche, puntò tutte le sue speranze su una tecnologia nota da molti anni ma mai sperimentata dalle major cinematografiche: il sonoro.
Il cinema classico americano.
Il concetto di film come romanzo visivo, come racconto, si era già imposto nella seconda metà degli anni dieci, ma uscì rafforzato dall’avvento del sonoro. Parallelamente al sonoro, negli anni Venti le ricerche e le sperimentazioni europee e non avevano prodotto un salto qualitativo enorme nelle tecniche di montaggio: si era ormai in grado di saltare da una scena all’altra senza disorientare lo spettatore ed anzi iniziavano a risultare chiari i messaggi impliciti e persino i condizionamenti che si potevano creare sul pubblico adottando una scelta di montaggio piuttosto che un’altra. Tecniche di montaggio e sonoro furono la chiave per l’emergere, nella settima arte, di regole stilistiche che portarono a generi ben precisi: giallo, commedia, avventura... Gli anni Trenta furono però anche l’epoca d’oro dei musical, con star del calibro di Fred Astaire e Ginger Rogers. Agli sgoccioli del decennio poi avvenne una nuova rivoluzione, con l’introduzione del technicolor, ovvero dei film a colori, come il celeberrimo “Via col vento” di Victor Flaming. Gli anni Quaranta, Hollywood continuò a produrre film e star di grande valore: attori come Gary Cooper, Henry Fonda o Cary Grant diventarono veri beniamini del pubblico. Nei film prodotti in questo periodo spesso e volentieri erano esaltati i valori dello stile di vita americano, grazie a registi come Frank Capra od attori come John Wayne, indimenticabile colonna portante del western statunitense. Sul finire del decennio però si affacciarono sulla scena nuovi artisti che stravolgono il normale modo di fare del cinema, sia a livello di regia (come nel caso di Orson Welles) sia a livello di attori: il “divismo” cambia completamente volto, orientandosi su personaggi più sanguigni e veraci come Marlon Brando o James Dean, meno idealizzati e più legati alla realtà americana. I grandi cambiamenti sociali degli anni Sessanta e Settanta investirono in pieno anche la vecchia Hollywood: il nuovo cinema si fece strada criticando l’ipocrisia ed il perbenismo della vecchia America: registi come Francis Ford Coppola, Martin Scorsese e Stanley Kubrick crearono delle opere che misero in crisi gli ideali e le certezze degli spettatori, grazie anche ad una generazione di attori del calibro di Dustin Hoffman, Robert de Niro, Meryl Streep e Jack Nicholson. In questo periodo i film vennero girati con budget ridotti all’osso ma incassarono cifre spropositate, come nel caso de “Il laureato” o “Easy rider”. Dagli anni Ottanta in poi ad Hollywood si fece strada il cinema come puro intrattenimento, creando i presupposti per i successi degli ultimi anni di generi come la fantascienza ed il fantastico. Il tutto grazie anche ad una nuova generazione di talentuosi registi come Quentin Tarantino, Tim Burton o James Cameron, a cui l’industria cinematografica deve alcuni dei suoi più grandi successi degli ultimi anni.
L'Europa ed il cinema.
In Italia divenne importantissima l’esperienza neoralista, che diede vita a due generazioni di grandi registi ed interpreti. Della prima fecero parte Luchino Visconti, Roberto Rossellini e Vittorio de Sica, che produssero film come “Roma città aperta” o “Ladri di biciclette”, in grado di affascinare registi in ogni angolo del globo. Della seconda generazione, successiva al periodo neorealista vero e proprio, fecero parte grandi maestri come Federico Fellini, Mario Monicelli, Pier Paolo Pasolini ed Ettore Scola. Altri grandi registi come Michelangelo Antonioni ed Ingmar Bergman si rifecero agli esperimenti di Marcel Carné sul cinema introspettivo, dove il cinema stesso comincia a diventare manifesto del subconscio del regista. Questa visione fu approfondita particolarmente in Francia grazie alla Nouvelle Vague: i film divennero minimalisti e trattarono tematiche intime e personali, ruotando attorno ai problemi ed ai dubbi soggettivi dei protagonisti. Il cinema tedesco divenne invece molto più figurativo e pittoresco, con storie epiche che fuoriuscirono dal semplice neorealismo. Alcuni registi sembrarono essere afflitti da dolori insanabili ed assoluti, come Rainer Werner Fassbinder, mentre altri, pur trattando forti problematiche, girarono film pieni di speranza ed ottimismo, come nel caso di Wim Wenders e Werner Herzog. Il cinema dell’est Europa ebbe un rapido sviluppo tra gli anni Venti e Trenta grazie soprattutto ai capolavori russi di registi come Ejzenstein, Vertov e Pudovkin, che diedero un’immagine di benessere falsata ed imposta dalla censura sovietica. Solo dopo la Seconda guerra mondiale cominciò a nascere una cinematografia più ampia, con film critici e ribelli e talvolta fortemente censurati. Un cinema ribelle e senza censura però ebbe la piena realizzazione solo dopo il 1989 alla caduta del muro di Berlino.
I testi sono stati tratti dal Manuale di storia del cinema a cura di: Gianni Rondolino e Dario Tomasi, edito da Utet Università: Torino, 2014.
Ricerca per la Senza Barriere ONLUS di Ivan Piacentini. Riduzione e adattamento dei testi di Eraldo Busarello.